E’ un disturbo molto frequente che, secondo alcuni Autori, incide su circa il 20% della popolazione dei paesi occidentali. Si parla di stipsi cronica quando la frequenza delle evacuazioni supera i due-tre giorni, ma ci sono anche casi in cui la frequenza è giornaliera, ma con una evacuazione scarsa e con feci di consistenza aumentata.
Questa patologia va da forme lievi, che non arrecano interferenza con la vita quotidiana, a forme medie che comportano gonfiore addominale, senso di ripienezza, stato di malessere aspecifico, cefalea, a forme gravi in cui la frequenza delle evacuazioni può essere superiore ai 15 giorni. Fortunatamente i casi più frequenti sono quelli di lieve e media entità.
Si parla di stipsi cronica funzionale quando sono state escluse le cause organiche, è quella che dura da anni, spesso dall’adolescenza e interessa soggetti giovani. Solo una stipsi che insorge acutamente, senza una pregressa storia di stipsi e senza motivi facilmente individuabili, o un peggioramento acuto di una stipsi pregressa, in genere in pazienti con età superiore ai 50 anni, deve fare sospettare una stipsi di tipo organico che richiede accertamenti diagnostici.
Ma qui parliamo di quella più frequente: la stipsi cronica funzionale.
La terapia delle forme lievi è spesso assunta senza consultare il medico curante, al limite si va in farmacia e si chiede consiglio su qualcosa che può aiutare a risolvere il problema. Per questo credo che qualche consiglio possa essere di utilità pratica.
E’ bene procedere a tappe.
Il primo step è quello di modificare gli stili di vita e l’alimentazione. Una attività fisica quotidiana, in particolare la deambulazione da 30 a 60 minuti al giorno, ha l’effetto di stimolare la peristalsi dell’intestino, anche la dieta ricca di fibre solubili, senza lignina che causa produzione di gas intestinale e gonfiore, insieme ad almeno 1 litro di liquidi al giorno, hanno l’effetto di stimolare la peristalsi.
Se, dopo un mese di attività fisica regolare e dieta, la situazione rimane invariata bisogna passare al secondo step: i lassativi.
Esistono numerosi farmaci che hanno azione lassativa, alcuni innocui, altri invece possono arrecare problemi a carico dell’apparato digerente, del colon in particolare, o a livello cardiocircolatorio o renale.
Le preparazioni a base di Polietilenglicole (PEG) e di Lattulosio rappresentano il trattamento di prima scelta, in genere il PEG è più tollerato perché non provoca nausea o flatulenza. Essendo sprovvisto di effetti collaterali il PEG, ma anche il lattulosio, può essere usato per lunghi periodi di tempo. In genere si inizia con dosi alte, in relazione alla gravità della stipsi, che si calano progressivamente sino ad ottenere la dose giornaliera, o periodica, che il paziente personalizza. Ovviamente non rappresentano una cura della stipsi, ma consentono una regolarizzazione delle abitudini intestinali.
Altri lassativi usati ed innocui, ma meno efficaci del PEG, sono quelli che fanno massa come la crusca, i semi di psillio e l’agar agar.
Innocui sono anche i lassativi emollienti come l’olio di vaselina e la glicerina, anche se meno efficaci del PEG.
L’uso dei lassativi di contatto quali il sodiopicosolfato, il bisacolile e gli antrachinonici in genere è sconsigliato, se non sotto controllo medico, come anche l’uso dei lassativi osmotici quali il sorbitolo, il tamarindo e i solfati di magnesio.
Alcuni casi di stipsi molto grave, quali “l’inertia coli”, cioè la completa assenza di peristalsi, possono essere curati solo con un intervento chirurgico che comporta l’asportazione di una parte o addirittura di tutto il colon.
Nicola D’Imperio