Si sa che la ricerca del sangue occulto nelle feci (SOF) con il metodo immunologico (FIT, faecal immunochemical test) è efficace nella prevenzione del cancro del colon perché comporta una riduzione di mortalità del 15-33 %. I pazienti col SOF positivo (circa il 5% dopo i 50 anni di età) faranno una colonscopia che nel 50-60% dei casi metterà in evidenza un polipo, che sarà asportato durante la colonscopia, o più raramente per fortuna, un tumore che spesso però sarà in uno stadio iniziale per cui un intervento chirurgico porterà alla guarigione.
Ma i polipi, ed anche i tumori, possono non perdere sangue tutti i giorni, ma solo periodicamente, per cui la determinazione del SOF potrebbe essere negativa pur in presenza di un polipo o un tumore; si parla di falsa negatività, e questo succede nel 40-50% dei pazienti che hanno eseguito un SOF.
Per aumentare la possibilità di diagnosticare in tempo un polipo o un tumore bisogna quindi eseguire il SOF quando questi perdono del sangue. Ma questo è impossibile prevederlo! Allora potremmo aumentare il numero delle ricerche del SOF in modo da aumentare la possibilità di fare la ricerca nel momento in cui il polipo o il tumore sanguina.
L’analisi del SOF è semplice e non invasiva (basta prelevare un campione di feci e metterlo in una provetta), ma oggi bisogna fare i conti anche coi costi e, se aumenta il numero dei SOF conseguentemente aumentano anche i costi per le strutture pubbliche (quelli del SOF e quelli delle colonscopie e polipectomie e interventi che aumenterebbero di conseguenza).
È stato fatto recentemente uno studio dal Dipartimento di Gastroenterologia dell’Università di Rotterdam che ha dimostrato che aumentare la frequenza della ricerca del SOF, nella popolazione a rischio, cioè quella di età superiore ai 50 anni, da una a due volte, (ad esempio portando l’intervallo dai due anni a un anno) non solo aumenta significativamente la possibilità di identificare i polipi e i tumori e quindi di salvare più vite, ma è anche più economico se si considera che si evitano più interventi chirurgici per tumore del colon.
Questi risultati confermano quelli di due studi giapponesi e di uno studio francese su questo argomento.
Ed è per questo che invito i responsabili degli assessorati regionali della salute dello screening del cancro del colon retto a portare la frequenza della ricerca dello screening a 1 volta all’anno invece che ogni due anni.
E’ inoltre doveroso, intanto, da parte mia consigliare ai pazienti che sono nel programma di screening del cancro del colon retto, di eseguire una ricerca di SOF aggiuntiva, senza farsi scrupoli di aggravare la spesa sanitaria del paese perché, anzi, contribuiscono a diminuirla a fronte di una migliore salvaguardia della salute.
Nicola D’Imperio